- Diocesi di Frascati -

Parrocchia Sacro Cuore di Gesù

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Sacramenti - > Confessione
Rembrandt - Il figliol prodigo

INDICE

Celebrazione del sacramento della Penitenza

Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti

Rito per la riconciliazione di più penitenti
con la confessione e l'assoluzione individuali

Il "prima" della celebrazione

Il "dopo" della celebrazione

Procedure

(da Regia delle Celebrazioni Liturgiche, sussidio per gli animatori,
 Felice Ferraris, pp. 130-139)

RITO PER LA RICONCILIAZIONE DEI SINGOLI PENITENTI

Dopo l'accoglienza del penitente, è prevista la lettura della parola di Dio. "Il sacerdote o anche il penitente stesso legge un testo della sacra Scrittura: la lettura però si può fare anche nella preparazione al sacramento. È infatti la parola di Dio che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gli infonde fiducia nella misericordia di Dio" (RP 17).

Non sempre si tiene presente questa esigenza: far prendere alla celebrazione l'avvio dalla parola di Dio che porta la vera conversione del cuore. Privo della parola di Dio, il rito per i singoli penitenti rischia di essere il "parente povero" rispetto alle altre due forme celebrative comunitarie. A lungo andare, si può incorrere nel rischio di perdere il contatto con la sorgente vitale, la sua luce e forza che risiedono nella parola di Dio. Se non si fa una lettura biblica, almeno ci si ispiri a quella nell'esortazione. È opportuno che un foglietto o cartoncino o altro sussidio sia a disposizione con qualche estratto o frase dei dodici brani biblici disponibili sul rituale. Lo stesso sussidio può contenere alcune formule per esprimere il pentimento, fra le quali l'atto di dolore non molto familiare a molti.

Segue la confessione dei peccati e l'accettazione della soddisfazione. "Il penitente confessa i suoi peccati. Il sacerdote lo aiuti, se necessario, a fare con integrità la sua confessione, lo esorti a pentirsi sinceramente delle offese fatte a Dio, gli rivolga buoni consigli per indurlo a iniziare una vita nuova, e lo istruisca sui doveri della vita cristiana" (RP 18).

"Quindi il sacerdote impone al penitente la soddisfazione; soddisfazione che sia non solo un'espiazione delle colpe commesse, ma anche un aiuto per iniziare una vita nuova e un rimedio all'infermità del peccato; e può concretarsi opportunamente nella preghiera, nel rinnegamento di sé e soprattutto nel servizio del prossimo e nelle opere di misericordia" (RP 18).

Si passa alla preghiera del penitente e all'assoluzione da parte del sacerdote. "Il penitente manifesta la sua contrizione e il proposito di una vita nuova, recitando una preghiera con la quale chiede a Dio Padre perdono dei suoi peccati. È bene usare una formula composta di espressioni della sacra Scrittura. Dopo la preghiera del penitente il sacerdote, tenendo stese le mani o almeno la mano destra, sul capo del penitente stesso, pronunzia la formula di assoluzione, nella quale sono essenziali le parole: Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Nel pronunciare queste ultime parole, il sacerdote traccia sul penitente il segno di croce" (RP 19).

Al termine del rito, troviamo il rendimento di grazie e il congedo del penitente. "Il penitente riconosce e confessa la misericordia di Dio e a lui rende grazie con una breve invocazione, tratta dalla sacra Scrittura; quindi il sacerdote lo congeda in pace" (RP 20).

 

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